lavoro

Sempre più si parla di lavoro ibrido, in seguito all’affermazione ormai decisiva per quanto riguarda lo smart working. Quest’ultimo ha rappresentato una modalità molto utilizzata dalle aziende. Seppur nato come forma per rimediare ai mesi di lockdown, adesso è un concetto realmente acquisito. Molti infatti sono convinti che non si può procedere ad eliminare totalmente le misure di smart working, anche con un ritorno alla normalità dal punto di vista sanitario. Ed è proprio in questo contesto che si situa il cosiddetto lavoro ibrido. Ma cerchiamo esattamente di saperne di più e di vedere che cos’è il lavoro ibrido.

Che cos’è il lavoro ibrido

Il lavoro ibrido può essere definito come una misura a metà tra il lavoro in presenza o lo smart working. Quello che in inglese si chiama hybrid work costituisce una modalità di lavoro che comprende sia la presenza in ufficio sia le attività da remoto che si possono svolgere anche da casa o da qualsiasi altro luogo. Per svolgere le attività da remoto basta disporre di un dispositivo, come computer, smartphone o tablet dotati di connessione ad internet.

Ma naturalmente non si può definire soltanto come una forma di lavoro “a metà”, semplicemente una via di mezzo. Il lavoro ibrido, infatti, può rappresentare una sintesi fra il lavoro in presenza e quello da remoto. Da questo punto di vista è ricco di tantissime sfaccettature differenti, che non possiamo fare a meno di sottolineare, in quanto anche lo smart working già di per sé è una vera fonte di opportunità.

Le opportunità garantite dallo smart working

Lavoro ibrido o addirittura completamente smart working? È anche su questo punto che le aziende attualmente si stanno interrogando attraverso delle opportune analisi sull’argomento. Da questo dibattito derivano più consapevolezze soprattutto per quanto riguarda le opportunità che si possono avere grazie all’applicazione dello smart working, il cosiddetto lavoro agile.

Ma quali sono i vantaggi che lo smart working ben integrato può portare? Intanto usare la tecnologia per lavorare in mobilità, anche da casa, permette di risparmiare tempo, che viene solitamente impiegato per gli spostamenti per recarsi in ufficio.

È stato provato, anche da ricerche apposite svolte in tal senso, che lo smart working e il lavoro ibrido possono aumentare il senso di soddisfazione dei dipendenti. In tutto questo gioca un ruolo essenziale l’uso delle innovative tecnologie, che danno la possibilità di raggiungere gli obiettivi in modo più rapido e performante.

Ma c’è di più, perché il lavoro a distanza può rafforzare il senso di comunità attraverso l’applicazione di comportamenti collaborativi e tramite la condivisione di obiettivi da raggiungere tutti insieme.

Tutto ciò comporta anche una trasformazione a livello culturale del modo di intendere il lavoro e il luogo di lavoro, perché gli uffici non sono più dei semplici contenitori, ma dei luoghi in cui si può sperimentare il massimo comfort.

Qual è il profilo dello smart worker

Stiamo parlando anche di importanti cambiamenti culturali, come abbiamo già detto, mutamenti che riguardano più da vicino anche il profilo stesso dello smart worker. C’è una concezione completamente diversa rispetto al passato per quanto riguarda il telelavoro. Negli anni trascorsi quest’ultimo era richiesto più dalle donne, che puntavano sul loro ruolo di madri per stare vicino ai figli piccoli.

Negli anni passati si definiva più come un lavoro di ripiego, perché bloccava le possibilità di carriera e creava una condizione di isolamento del lavoratore. Oggi la condizione è completamente ribaltata, perché gli smart worker sono quelli che vengono definiti in termini moderni come i lavoratori della conoscenza, quindi gli addetti al marketing e gli operatori della comunicazione.

Lo smart worker è diventato quel lavoratore che riesce a dare il meglio di sé puntando sulla flessibilità e sull’autonomia. Ovviamente c’è sempre uno stile di leadership che deve essere presente ed adeguato. Si punta sempre di più sulla fiducia, sul bilanciamento del controllo, sulla valorizzazione delle competenze di ogni lavoratore.

In questo senso non contano tanto le ore lavorate, ma i risultati che vengono raggiunti. È stato anche dimostrato da studi specifici che il lavoro in mobilità assicura un recupero della produttività fino al 15% in più.

Il ruolo svolto dalla tecnologia

Nell’ambito del lavoro ibrido non può che essere decisivo il ruolo svolto dalla tecnologia, da tutti quei dispositivi come smartphone, tablet e notebook che rendono più facili e rapide la comunicazione e la condivisione delle conoscenze.

Allo stesso tempo si punta sulla sicurezza dei dati scambiati, quando lo scambio avviene al di fuori degli uffici, per cui aspetti come la cybersecurity diventano preponderanti anche per quanto riguarda le connessioni che i lavoratori realizzano da casa.

Si corre il rischio di invadere il tempo libero dei dipendenti? In effetti il pericolo c’è, ma, ponendo un senso di responsabilizzazione, di coordinamento e di pianificazione, si può evitare quello che in gergo tecnico viene chiamato work intensification.